Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Ettore Gotti Tedeschi*.
La vita umana ha un valore che pretende la sua difesa anche “simbolica ” , e so di usare un termine non appropriato. Era così prima che il “Biodiritto “ si imponesse alla “Bioetica” scalzandola , cioè il biodiritto “giuridifica” la vita umana , privandola di regole morali.
San Giovanni Paolo II in “Novo millennio ineunte” (2001) ricorda che ogni essere umano è “immagine di Dio” e lo è anche se sta per concludere la sua vita terrena. Anche la piccola Indi Gregory , 8 mesi, è immagine di Dio e se potesse vivere o no ,anche solo un brevissimo tempo ancora , non dovrebbe spettare a un giudice stabilirlo . Dovrebbe spettare alla sua famiglia piuttosto. Pertanto vorrei portare alla attenzione del lettore che in questo caso ben tre Valori , che fino a qualche tempo fa erano considerati “non negoziabili” , son messi in discussione : la protezione della vita in ogni occasione, il ruolo della Famiglia , il messaggio educativo dato . Peraltro detti valori non negoziabili son stati recentemente disconosciuti da chi dovrebbe difenderli . Da una parte , spiegando che devono esser “contestualizzati” . Da una altra parte, considerandoli persino ossessioni di fanatici . Ma ciò conferma l’affermazione di una nuova Umanità destinata a formare la nuova Civiltà che Frederic Nietzsche aveva profetizzato.
Indi Gregory è incurabile , il benemerito Ospedale Bambin Gesù ( su richiesta dell’avv. Pillon, ho letto su LaVerità ) , per amore verso la sua vita e per il significato stesso che ha la vita umana , chiede di poterla tenere in vita quanto possibile , anche se la guarigione è impossibile . I Giudici preposti alla decisione, su questo presupposto , ritengono sia “inutile” , confermando che il valore di un giorno in più di vita è in questo caso deciso da una sentenza di una Corte di Giustizia , neppure dalla volontà dei genitori.
Per questa ragione insisto che questo triste avvenimento ci permette di riflettere sul valore che la vita umana ha nella presente forma di “civiltà” , valore da contestualizzare e sempre in evoluzione .
Ma per questa ragione , interpretando questa sentenza , capiamo anche quale valore viene dato alla Famiglia al suo ruolo e responsabilità . Questo valore Famiglia sembra esser ignorato. Mortificando il valore dell’amore dei genitori , ma mortificando anche la speranza , che una “grazia” ( vietato parlare di miracolo) possa esser concessa .
Queste considerazioni sono accompagnate dalla constatazione delle conseguenze della cancellazione degli obblighi morali assoluti , relativizzati e soggetti a discernimento . Conseguenze che apparentemente sembrano sottintendere che questo nuovo concetto di civiltà pretende di imporre scelte riferite alla vita , che appaiano dover essere scelte utili , non inutili e spreco di risorse . Cioè “utilitarismo” riferito alla vita umana per la quale il bene è solo quello che è anche utile. Certo se la creatura umana ,non è più “immagine del Creatore “ ma solo un bacillo evoluto ( ma dannoso per la tutela della terra e dell’ambiente ) , misteriosamente sfuggito ai criteri evolutivi, si intende il valore dato alla sua originale dignità.
Nel nostro attuale sistema di valore di umanità e civiltà , la considerazione per la nostra piccolissima Indi appare essere piuttosto chiara : Indi non potrà essere “utile”. Si sarebbe indignato il grande genetista Jerome Lejeune , che scoprì l’anomalia genetica che produce la sindrome di Down e che corresse il concetto diretto ed indiretto di “inutilità” di una creatura , per sé , per i suoi genitori e per l’intera società .
Perché parlavo sopra di “ utilitarismo” ? Agli inizi ‘800 un economista e filosofo inglese Jeremy Bentham (1748-1832) teorizzò e affermò la dottrina utilitaristica che , di fatto, sosteneva che solo ciò che è utile è anche buono. Creando così un codice morale fondato sul principio che non devono esserci obblighi morali verso valori considerati “assoluti” , se non producono utilità percepibile per la società.
Eppure Indi sarà utilissima , qualsiasi cosa accada, per le riflessioni morali che ci sta imponendo.
Autore: Ettore Gotti Tedeschi*