I.P.S.E.G. | Istituto Piemontese di Studi Economici e Giuridici
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N.11 – Chi ha paura di Marilena Grill?

N.11 – Chi ha paura di Marilena Grill?

 

Marilena GRILL nacque il 26 settembre 1928 da una famiglia di religione Valdese. Studentessa del Liceo Massimo d’Azeglio, nel luglio 1944 si arruolò volontaria nel Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale Italiana, prestando servizio disarmato presso l’ufficio che curava le ricerche dei militari torinesi dispersi nei vari fronti. Il 28 Aprile del 1945 venne prelevata dalla sua casa da quattro partigiani che la strapparono dalle braccia della mamma Silvia. Venne trattenuta cinque giorni presso la caserma Valdocco per poi essere uccisa con un colpo alla nuca, nella notte tra il 2 ed il 3 maggio, all’angolo di C.so Regina con C.so Valdocco. Su di Lei poche testimonianze, tra cui quella della sua comandante dell’epoca che ricorda come Marilena, come tutto il corpo Ausiliarie, non rifiutava di aiutare ai posti di ristoro anche quei giovani che si presentavano “mal messi” ed evidentemente in fuga dai loro obblighi militari. Marilena era una studentessa bionda, dolce e carina, aveva sedici anni, di Lei ci resta una foto stropicciata con il suo sguardo buono.

Ricorre ora il sessantesimo anniversario della Liberazione e Marilena Grill, con i tanti morti innocenti di una parte e dell’altra, ci chiede se deve sopravvivere la stagione dell’odio o se questa data non debba segnare invece la condivisione dell’amore patrio tra tutti gli Italiani.

Marilena infatti è stata semplicemente cancellata dalla nostra memoria storica e la richiesta di una lapide a ricordo della sua figura e del suo sacrificio è costantemente respinta dall’Amministrazione Comunale di Torino. Non si vuole riconoscere che anche presso gli sconfitti tanti furono gli innocenti uccisi? Ettore dovrà sempre essere trascinato dal carro di Achille? Forse non ci si dovrebbe seriamente interrogare e “ … cercare di capire perché migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò …” come fece l’allora Presidente della Camera, On. Luciano Violante, in un intervento del 10 maggio del 1996.

Soprattutto interrogarsi con coraggio, senza le reticenze del passato, sul loro destino spesso tragico, distinguendo tra chi è andato alla morte a guerra finita perché responsabile di gravi delitti e chi invece l’ha subita completamente innocente come Marilena, anche Lei finita nel tritacarne della guerra civile ( “Fate pulizia in due, tre giorni, ma al terzo giorno non voglio più vedere morti per le strade” disse il Colonnello Stevens a Franco Antonicelli; in Gianni Oliva, L’alibi della resistenza, Mondadori 2003, pag. 76). In questa prospettiva risulta preziosa la riflessione dello storico Roberto Vivarelli, nell’intervista rilasciata a Paolo Mieli su La Stampa del 5 novembre 2000:

“…Credo che in Italia la vera divisione sul piano morale non sia tanto tra chi ha combattuto in buona fede da una parte della barricata e chi dall’altra; bensì tra coloro i quali, una minoranza, sia pure in base a convinzioni diverse e basate su diversa percezione dei fatti e quindi di una loro diversa valutazione, hanno comunque messo a repentaglio allora la loro vita, e coloro i quali invece, la maggioranza, hanno preferito stare alla finestra e vedere come andava a finire.”

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