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COMUNE DI TORINO: BILANCIO IN PROFONDO ROSSO, TRA IRRESPONSABILITÀ E INDIFFERENZA di Carlo Manacorda*

COMUNE DI TORINO: BILANCIO IN PROFONDO ROSSO, TRA IRRESPONSABILITÀ E INDIFFERENZA di Carlo Manacorda*

Proseguendo nell’attuazione dei propri fini statutari, http://www.rinascimentoeuropeo.org/statuto/Statuto.pdf, RINASCIMENTO EUROPEO ha creato, sul proprio sito web www.rinascimentoeuropeo.org, uno spazio interamente destinato a raccogliere scritti e riflessioni su temi d’interesse generale che rientrino nelle finalità dell’Associazione.

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Dei quattordici Comuni capoluogo di Città metropolitana, nove chiudono il bilancio 2020 in rosso. I cinque maggiori disavanzi si registrano a Napoli, 2,46 miliardi, Torino, 888,39 milioni, Palermo, 622 milioni, Roma, 507 milioni, Reggio Calabria, 339 milioni. Nello stesso anno, i Comuni di Milano e Bologna contabilizzano i maggiori avanzi: Milano 222,72 milioni, Bologna, 70,2 milioni. Sono i dati cui i mezzi di stampa (per tutti, Il Sole 24 Ore del 14.12.2021), sentite le cifre comunicate dalla Ragioneria Generale dello Stato, hanno dato ampio risalto nei giorni scorsi. Dunque, il bilancio del Comune di Torino è in profondo rosso, e si colloca al secondo posto tra quelli più deficitari.

Quando si accertano perdite di bilancio di questa entità, la contabilità pubblica usa linguaggi propri. Non c’è fallimento. Un Comune non può fallire come un’impresa privata quando registra perdite vistose di bilancio. Continua ad esistere per garantire la continuità della sua azione amministrativa pubblica. Per i Comuni (e le Province), le norme prevedono una situazione un po’ simile al fallimento: il dissesto finanziario. Si verifica quando l’ente non può più garantire i servizi pubblici indispensabili ovvero non è più in grado di pagare i debiti. Ma il dissesto finanziario deve essere dichiarato dal Consiglio comunale.

Se dichiarato, dà luogo ad una gestione commissariale affidata ad un organo esterno nominato dal Ministero. Ma il Consiglio comunale ― se non in situazioni di crisi finanziaria drammatica ― tende a non dichiarare il dissesto poiché farebbe emergere l’incapacità gestionale dell’ente. Quindi, se non è dichiarato il dissesto, le situazioni di passività si trascinano per anni. Quasi sempre, vengono superate con iniezioni di denaro da parte del Governo centrale.

È quanto avverrà anche in questo caso. Nella legge di bilancio dello Stato 2022, il Governo ha introdotto norme che prevedono aiuti ai Comuni sopra indicati che si trovano, di fatto, in situazione di dissesto. Però gli aiuti saranno spalmati su vent’anni. E non saranno indolore. Si parla di aumenti delle tasse, riduzione dei costi amministrativi ― che significa taglio di servizi ― e altre garanzie da assicurare.

Il Comune di Torino ― da anni con bilanci in rosso ―, con i suoi 888,39 milioni di disavanzo è pienamente immerso in questa situazione. Occorre aggiungere che ― sempre in chiusura dei conti del 2020 ― il Comune di Torino espone un debito di 2,57 miliardi, con oltre 100 milioni annui da pagare fino all’estinzione. L’ammontare di questo debito comporta un debito medio per ciascun torinese di 2.956,78 euro.

La situazione del Comune di Torino non è diversa da quella riscontrabile in altri Comuni. Si deve altresì tener presente l’incidenza che la pandemia di Covid-19 può aver avuto su questi conti. Ciò non toglie che la situazione presenti un elevato grado di precarietà. In ogni caso, che non consenta di immaginare interventi così brillanti da invertire lo stato di degrado generalizzato in cui Torino si trova.

Tutto ciò premesso, il cittadino continua a chiedersi per quale ragione non ci siano mai dei responsabili di situazioni così deteriorate. In altre parole, quale sia il motivo per cui nessun politico che abbia amministrato l’ente venga chiamato a rendere conto della sua gestione diciamo così “un po’ allegra”. Dal punto di vista politico, è quindi indotto a pensare che esista una sorta di omertà anche tra partiti diversi: “Tu non accusi me e io non accuserò te quando sarai tu al governo”. E così all’infinito. Eppure, per ogni città indebitata e senza fare troppi sforzi di memoria, si potrebbero fare nomi e cognomi di chi ha creato i buchi di bilancio. Questo per Torino, come per Napoli, Roma e così via. Nessuna amministrazione successiva, anche se milita sotto bandiere diverse, ha mai accusato quella precedente di aver praticato gestioni deficitarie. Men che meno, ovviamente, se la bandiera è la stessa. E il cittadino conclude amaramente che, alla fine, sarà sempre lui a pagare.

A Torino, una nuova amministrazione sta iniziando la propria attività. Chissà se almeno questa, ereditando conti fortemente sofferenti, per ragioni di trasparenza ― ed anche di giustizia ― additerà qualche suo predecessore quale autore di questa triste realtà! Dopo averlo fatto se lo farà, preso atto dei buchi di bilancio, dovrebbe quindi dire con quali risorse intende realizzare un suo programma, ma di fatti concreti e non soltanto di promesse e cantilenanti ripetizioni di luoghi comuni totalmente teorici.

La cronicità per Torino di queste situazioni di quasi-fallimento induce poi il cittadino ad assumere atteggiamenti d’indifferenza. “Tanto qui, che comandino gli uni o gli altri, la musica non cambia”. L’astensione elettorale è un chiaro indicatore di questa diffusa indifferenza. Indifferenza che, di fronte a bilanci comunali così disastrati, non dovrebbe esserci tenendo conto che saranno gli stessi cittadini a dover tappare i buchi. Forse sarebbe più utile una costante partecipazione di critica ed anche di protesta chiedendo conto a chi ha governato della sua cattiva gestione.

Sulla base dei protocolli sottoscritti con il Governo Centrale, Torino sarà prossima sede della Scuola Nazionale di Amministrazione. La Scuola sarà ospitata nel Complesso Cavouriano di Santena e dovrebbe diventare un polo per la formazione di una nuova classe di amministratori pubblici. A proposito di bilanci, Cavour affermava che se un bilancio è ben fatto un Paese è ben governato. Valutando i governi nazionali e locali alla luce dei bilanci ― compresi quelli dei quali stiamo parlando ― non si può certo dire che emergano situazioni di “buon governo”. È auspicabile che la Scuola formi funzionari pubblici che intendano ottenere risultati coerenti con quanto diceva Cavour. Diversamente, egli continuerà a rivoltarsi nella tomba, doppiamente per aver insediato la Scuola a casa sua.

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Autore: Carlo Manacorda*, economista ed esperto di bilanci pubblici

Titolo: COMUNE DI TORINO: BILANCIO IN PROFONDO ROSSO, TRA IRRESPONSABILITÀ E INDIFFERENZA

Data di pubblicazione: 28 Dicembre 2021

Immagine: www.pixabay.com

 

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