La Regione Lazio ha revocato il patrocinio al “Roma Pride 2023“, in programma Sabato nella Capitale.

Una buona notizia, che si è resa necessaria per scongiurare possibili strumentalizzazioni da parte di movimenti che promuovono comportamenti illegali come la maternità surrogata, vietata in Italia dall’art. 12 della Legge n. 40 del 2004.

Una pratica, quella del cd. “utero in affitto”, umiliante e disumana, in cui la donna (con minori opportunità economiche) viene indotta da coppie omosessuali (benestanti) a portare a termine una gravidanza per conto altrui.

I bambini NON si comprano al mercato e NON si producono come i pezzi di ricambio di una macchina!
La favola che la famiglia è costituita da chi si ama è vera solo se alla base c’è un concetto sano di amore: quello della dedizione, del servizio e dell’anteporre il bene altrui al proprio. Concetti che vengono rifiutati dai movimenti uniti nel Gay Pride e che vedono, invece, nell’amore soltanto l’affermazione di un potere individuale, mercificatore e deviato, lo stesso che è alla base dei terribili fatti di femminicidio che stiamo vivendo in questi giorni.

E c’è da sperare che la revoca del patrocinio sia seguita anche da altre Regioni e Comuni italiani, lasciando il PD e la sinistra a difendere la propaganda di pratiche abominevoli ed illegali di procreazione assistita.